INTERVISTA IN OCCASIONE DELLA MOSTRA A PALAZZO GENTILINI DI ESTE
Quali sono i quadri che ti riempiono il cuore quando dipingi? Dipende, diciamo che non sono legato ad un soggetto in particolare, a volte un paesaggio mi può riempire tanto quanto un ritratto. Però ad essere sincero, la figura mi dà delle sensazioni che non riesco a descrivere con le parole. Quando mi ici metto, passo sopra più e più volte il colore, dedico anima e corpo a quello che dipingo. Mentre dipingi entri in un’altra realtà, come scegli i tuoi soggetti? Vado a momenti o per vendita, in base a quello che la gente mi chiede di fare, ad esempio l’ultima commissione che ho fatto è stato il ritratto di un bambino 40×50 cm. Quando lavoro per me stesso pesco i soggetti nella mia testa, tempo fa avevo lavorato su ritratti dal vivo, ma tutto ciò che vedi in questa sala è frutto della mia mente. Ti è mai capitato di dipingere qualcosa di talmente bello da non riuscire a distaccarti? Non si tratta di qualcosa di particolarmente bello o meno, ma a volte mentre dipingo non riesco mai a capire se ho finito e concluso il quadro. Sono come in un limbo, non riesco a oltrepassare il confine e continuo a fare modifiche su modifiche. A volte sono così in difficoltà che chiedo il parere esterno di mio padre, ma nonostante lui mi dica che ho finito continuo ad apportare dei cambiamenti perché non sono mai convinto di aver concluso il quadro. Se senti commenti negativi cosa ne pensi? Vado avanti per la mia strada, le critiche mi scivolano letteralmente addosso. Non me la prendo più di tanto e continuo a fare quello che faccio senza pensare troppo al giudizio degli altri. Quale delle tue opere ti ha commosso? Così d’impatto non mi ricordo di preciso, ma sicuramente è successo tanti anni fa quando ero insieme a Miro nei primi anni di attività. Ho delle figure che mi sono rimaste nel cuore e nonostante le abbia vendute rimangono indelebili nella mente, ci sono ancora molto legato. C’è un opera che dedicheresti a una persona in particolare? Che domanda difficile, non lo so, ci penso e te lo dico alla prossima intervista (ride) Che effetto ti fa sapere che una parte di te si trova nelle case delle persone? È una grande e indescrivibile soddisfazione. Quando ho iniziato a dipingere, tanto tempo fa, non avrei mai pensato di riuscire a diventare quello che sono ora. Quando ero giovane dipingevo per diletto, per i miei zii che avevano bisogno di decorare le pareti di casa. Ma è stato solo con l’aiuto del maestro Sacchetto e successivamente di Vladimiro Evarchi, in arte Miro, se ho continuato a credere nelle mie potenzialità. Entrambi mi hanno insegnato a mettermi in gioco, a sfruttare ogni occasione buona e non smettere mai di imparare. Questi preziosi consigli sono stati determinanti per la mia carriera e per arrivare fin qui.
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